Quanto leggerete è frutto del lavoro secolare della mia famiglia e di quello dei più sapienti che il mondo abbia conosciuto. La storia del popolo di Nar è di straordinaria importanza e ispirazione per i gemmologi e i fabbri di ogni regno. Con grandissima fatica, il mio avo, Augustus Doren, e i suoi allievi hanno iniziato a riscoprire le linee che il destino ha intrecciato intorno ai nani, decidendone lo sviluppo e l’ascesa a grande popolo. E grazie al lavoro di decine di altri storici e archeologi che si sono avvicendati nei secoli, oggi leggiamo di come Nar sia divenuta la capitale di un regno come mai si è visto in superficie.
Vedrete che la prima parte, fino alla diffusione del culto di Nuaron, è una leggenda che ancora oggi è avvolta dal mistero. Io riporto la storia così come i nostri predecessori l’hanno tradotta dai bassorilievi a Nar e tramandata. Ma i nani rifiutano con forza questa parte della storia, sostenendo che nessuna tavola nei loro archivi conferma la nostra versione. Così, il mistero è ancora vivo, e possiamo solo accontentarci di averne scalfito la superficie e averne dato la nostra interpretazione. Sta a voi, lettori avidi di sapere, proseguire il lavoro dei miei avi e anche il mio, sollevando l’ultima nebbia sulla storia incisa nella pietra che oggi è il Regno di Nar.
Klaus Doren, Maestro Gemmologo di Nelendar
Sho’ikai’Nar, il fabbro immortale
La fondazione di Nar
L’inganno di Nuaron
Lo Scisma dei Duergar
Il regno di Thulgrum
Il regno di Leithri
Lorthlomm e l’Impero
Il regno senza re
Il regno di Niodr
Il regno di Gaahr, la Terza Era
Sho’ikai’Nar, il fabbro immortale
Durante la Prima Era, c’era un Aijin-Ai che come tanti altri non combatteva direttamente sul campo di battaglia, ma si occupava della forgiatura e cura di armi ed equipaggiamento per i suoi simili. Nessuno ricorda più a quale schieramento appartenesse, e forse nemmeno lui, alla fine della sua vita, lo rammentava. Sho’ikai’Nar era un fabbro di straordinario talento e ingegno, e fu il creatore delle prime macchine da guerra: strani marchingegni di metallo, legno e pietra animati dal potere dell’Immortale che intendeva utilizzarle.
Quando le divinità elementali emersero e fecero strage di Immortali, Sho’ikai’Nar fu colto da un profondo e incurabile terrore: come potevano gli Aijin-Ai, i prediletti guerrieri, vincere la guerra se mostruosità blasfeme come quelle riuscivano con un soffio a spazzarli via? Questi titani avrebbero forse sconfitto persino i Widem e gli Wizen? Forse gli stessi Dèi creatori tremavano timorosi sui loro troni tra le stelle! Il terrore presto si tramutò in disperazione, e la disperazione mancanza di senno. Sho’Ikai si era convinto che solo la forgiatura di un’armata perfetta sarebbe stata capace di fronteggiare gli dèi elementali. Gli Aijin-Ai, si disse, erano immortali, ma non invincibili, e anche i sette Prediletti degli Dèi forse sarebbero potuti cadere. Ma la forma biologica che i Creatori avevano scelto per questi loro guerrieri non poteva che essere perfetta, era la loro diretta emanazione d’altra parte! Non poteva agire su questa, dunque. Sho’Ikai dunque giurò che avrebbe dotato questa forma perfetta di armi ed armature perfette, in modo da completare l’opera che gli Dèi avevano iniziato.
La fondazione di Nar
L’immortale abbandonò tutto e tutti, e si diresse tra le montagne, in cerca di un luogo ove poter lavorare in pace e concentrazione. Dentro una delle montagne più alte trovò una grossa grotta, ramificata e profonda, e in breve tempo ricavò una grande struttura a cupola con attrezzi e una forgia che pescava magma dalle profondità del suolo. E iniziò a lavorare.
Ben presto, Sho’Ikai’Nar si rese conto che la sua ricerca di perfezione sarebbe stata estremamente difficoltosa e lunga. Produsse una quantità inconcepibile di spade, coltelli, lance, scudi e armature, ma nel suo delirio, nessuna era perfetta. Creò migliaia di leghe, combinando con folle varietà metalli, minerali e persino sangue, ma nessuna era infrangibile o eterna. Allora l’Immortale iniziò, tra una forgiatura e l’altra, a costruire infrastrutture sempre più potenti e grandi, per poter migliorare ancora e ancora la qualità del suo lavoro. Costruì forni e crogioli incredibilmente roventi, enormi magli di durissime e pesanti ghise di sua invenzione per battere il metallo, e impiegò arcani e impronunciabili simboli per racchiudere quanta più magia potesse nelle lame. Ma nulla lo soddisfaceva.
Nel tentativo di migliorare ancora il suo lavoro, Sho’Ikai dovette arrendersi e cercare un aiutante. Curiosamente, apparvero dalle profondità della montagna una famiglia di bassi e tozzi umanoidi e l’immortale li sfruttò da subito per i suoi scopi. Li chiamò Nar-Nil, i piccoli Nar, con la magia accrebbe rapidamente il loro intelletto per renderli eccellenti lavoratori e costruì loro delle piccole case nella pietra: fondò Nar, la città dei Nar-Nil, col suo nome e il suo sudore, perché quel luogo era tutto ciò che l’Aijin-Ai sarebbe stato, fino a che non avesse rispettato il suo giuramento.
L’inganno di Nuaron
L’immortale e i suoi nuovi aiutanti lavoravano costantemente. I Nani (contrazione di Nar-Nil) scavavano per ottenere metalli, gemme e minerali, ampliavano la città con altre strutture produttive, macchine a ingranaggi per spostare persone e materiali, battere il metallo e muovere i crogioli incandescenti. Nar cresceva rapidamente e inesorabilmente, così come il numero di Nani che l’abitavano. E, nonostante tutto questo, nemmeno l’ombra della perfezione si manifestò sull’incudine di Sho’ikai’Nar. Un giorno, l’immortale perì, sopraffatto dalla disperazione e distrutto dal lavoro ininterrotto. Ma non poteva finire così.
Nuaron, il dio della Terra approfittò della situazione. Il dio Aveva già interferito: era stato lui a dare il soffio della vita a quelle creature, plasmate con le sue mani dalla nuda roccia. Così, al posto dell’Aijin-Ai mise una statua di pietra, e i nani, così presi dal lavoro frenetico non si accorsero minimamente del cambiamento. In poco tempo, l’influenza e le macchinazioni del dio furono tali che i nani scordarono chi fosse Sho’Ikai’Nar persino per quale motivo stessero lavorando, ma non smisero mai, perché per questo erano stati creati. Così, Nar crebbe ancora, divenendo sempre più articolata, complessa e frenetica. Anche le sue strutture e macchine divennero sempre più efficienti e intricate, come mai si sarebbero viste in superficie.
Ma il dio della Terra non aveva vinto completamente. Purtroppo, il potere antico che l’Aijin-Ai aveva usato sui nani li aveva resi stranamente sordi a qualunque magia. Non la percepivano, non avevano alcun interesse ad usarla e nemmeno ci sarebbero potuti riuscire. Le sue creature erano state inevitabilmente corrotte.
Lo Scisma dei Duergar
Il culto di Nuaron si diffuse rapidamente a Nar. La sua influenza sui nani era incisa nel loro sangue, e presto risvegliò il loro lato religioso. Grandi statue vennero erette, bassorilievi di guerra del dio vittorioso vennero scolpiti e un enorme albero crebbe spontaneamente al centro della città in suo onore. Presto, nacque l’esigenza di una ragione, il bisogno di uno scopo. Giorno dopo giorno, il lavoro non si era mai fermato, ma con la religione era arrivato anche il pensiero astratto: perché lavoravano? Perché continuavano a creare strutture, armi e macchine sempre migliori? Nar era tutto il creato o esisteva anche qualcosa fuori dalla roccia? In realtà ancora la frenesia delle loro opere non si era placata, così che il tempo per pensare era estremamente ridotto, e per quasi tre secoli nessun nano seppe darsi una risposta.
Argathon e Thulgrum erano nani stranamente geniali: a differenza degli altri lavoravano con le gemme magiche, che i nani avevano tempo fa completamente catalogato e studiato con dovizia, perché in qualche modo pensavano di poterci ricavare degli oggetti più potenti delle semplici armi; non avevano la minima idea di cosa fosse un’arma incantata, ovviamente, ma nella loro testa l’energia delle gemme sarebbe potuta entrare in qualche modo in una lama. Un giorno, mentre riposavano, sognarono strani simboli in una vecchia grotta e al loro risveglio erano decisi a scoprire che cosa avessero sognato. Così, incredibilmente, abbandonarono il lavoro e si misero alla ricerca della grotta, e la trovarono! La vecchia cupola originale, dove la statua dell’Aijin-Ai ancora marciva. I due fratelli riconobbero i simboli che avevano sognato: Argathon copiò delle rune da un’antica spada su un enorme incudine di smeraldo, mentre Thulgrum fece un calco di quelle presenti su una splendida armatura di un iridescente metallo. I due fratelli abbandonarono la grotta, giurando di proteggere il loro segreto, e tornarono a Nar. Fu dopo molto tempo che i due fratelli scoprirono come utilizzare le rune. Inventarono due processi differenti per incantare uno le armi, l’altro le armature, grazie alle gemme magiche che tanto li incuriosivano. Con questi processi, avevano ora l’arsenale potenzialmente più potente della città intera. Ma i due fratelli non avevano le stesse ambizioni e desideri.
Thulgrum utilizzò le sue creazioni incantate per proteggere gli operai dalle colate di metallo fuso accidentali, dalle frane e dagli attacchi delle bestie provenienti dalle grotte limitrofe; Argathon invece iniziò a dirigere il lavoro dei suoi compagni col terrore, sicuro che nessuno avrebbe potuto tenere testa alla sua spada che poteva bruciare, scuotere la terra e persino congelare. Così, in breve tempo Thulgrum divenne molto amato in città, e invece Argathon e gli altri nani che lo seguivano vennero sempre più emarginati.
I due fratelli giunsero infine alla risposta che i nani desideravano da tempo: i nani lavoravano nient’altro che per loro stessi, per la loro grandezza; Nuaron avrebbe ogni giorno guardato la città e si sarebbe detto orgoglioso dei suoi figli, e li avrebbe un giorno premiati con la fine delle loro fatiche. Ma Thulgrum pensava che la collaborazione fosse la chiave per compiacere Nuaron, e voleva tentare di aprire un varco nella roccia fino alla fine della montagna, per vedere cosa c’era aldilà, mentre Argathon sosteneva che il solo un nano forte e inflessibile avrebbe potuto guidare la città, eliminando i poco operosi, gli inutili e chiunque avesse provato a invadere o contaminare Nar.
Non ci volle molto perché Thulgrum venisse incoronato dal popolo come primo Re dei Nani. Durante l’incoronazione, tuttavia, Argathon irruppe nella grande piazza dell’Albero con i suoi uomini, uccidendo chi gli si parava davanti. Così, mentre i nani combattevano, i due fratelli si affrontavano a colpi di armi incantate, con esplosioni di fuoco, saette micidiali e colpi che facevano tremare l’intera città. Alla fine, però, Thulgrum ebbe la meglio e Argathon e i suoi uomini furono per sempre esiliati nelle profondità della montagna col nome di Duergar.
Il regno di Thulgrum
Thulgrum regnò con saggezza e Nar crebbe ancora. Gli anni sotto il regno del Primo portarono straordinarie ricchezze e scoperte ai Nani. Nuaron, in effetti, fu compiaciuto dell’opera del Primo Re, mentre deprecò le azioni del fratello, che aveva irragionevolmente massacrato molti suoi figli. Il dio della terra ricompensò il Re facendo maturare dolci e succosi frutti, brillanti come opali, tra le fronde del grande albero di Nar.
Nar riuscì ad aprire infine un tunnel di comunicazione con l’esterno. Lo sconvolgimento che questo fatto portò in città, tra i nani, è difficilmente descrivibile. Esisteva dunque un mondo intero oltre alle grotte, coperto di prati, foreste e ricco di fauna e popoli mai visti. La vastità del cielo poi dava le vertigini ai primi esploratori della città. Ma, lentamente, i nani si abituarono e iniziarono persino a comunicare e commerciare con i regni di superficie. E così ad esempio a Ranga i gemmologi più esperti scoprirono antiche e straordinarie tecniche di raffinare e sfruttare le gemme, mentre a Elinos i migliori fabbri scoprirono che le loro creazioni erano rozzi utensili se paragonati a quelle dei nani. Presto, in effetti, i nani si resero conto che il mondo esterno aveva ben poco da offrire: loro avevano ricchezze sterminate, macchine, tecniche di produzione avanzatissime, e non gli interessavano né la religione, né i cibi raffinati dei palazzi, né le gioie dell’amore carnale. E come erano sbucati fuori, i nani scomparvero di nuovo dalla superficie, nascondendo gli ingressi a Nar per evitare che gli avidi regni esterni provassero a invaderli.
Il regno di Leithri
Il regno del primo Re giunse al termine con la sua morte. Thulgrum lasciò precise indicazioni per proteggere l’antica grotta dell’Aijin-Ai ormai perduta nella memoria così che nessuno potesse profanarla e trovare altre pericolose magie. Dopo una lunga discussione, infine, fu incoronato un nuovo sovrano: Leithri il Secondo, scopritore chissà come di un incantesimo runico per incantare i proiettili e le frecce e per questo da sempre tenuto come stretto collaboratore da Thulgrum.
Il regno di Leithri è ricordato non tanto per il prestigio che diede alla città, ma per le guerre con i Duergar. In questi due secoli, infatti (i nani sono estremamente longevi), vari scontri con i nani reietti sconvolsero la pace e operosità di Nar. I lavori rallentarono, parte delle ricchezze venne razziata e in alcuni degli abitanti il dubbio sulla saggezza del re iniziò a serpeggiare, portandoli a unirsi ai Duergar. Deciso dunque a voler lasciare il segno nella storia della città e a eliminare per sempre la minaccia, un anziano Leithri guidò infine un assalto nelle profondità della montagna contro i nani esiliati.
Durante il regno del Primo Re, i Duergar avevano iniziato la costruzione di una seconda città nella montagna, e il Secondo non poté che rimanere stupefatto e sconvolto dalla scoperta. L’assalto divenne presto un assedio. Combattendo coraggiosamente, lui e i suoi uomini distrussero gran parte della città, decimarono il nemico e i traditori, e recuperarono le ricchezze rubate. Infine, consci di aver lasciato superstiti, fecero crollare i tunnel di accesso e ritornarono a Nar. Così, il re fu accolto in trionfo fino al grande Albero, che Nuaron, compiaciuto, fece di nuovo fruttificare. Sotto lo sguardo dell’intera città, Leithri chiuse per l’ultima volta gli occhi di fronte all’Albero, stremato dalla guerra.
Lorthlomm e l’Impero
In seguito alle guerre Duergar, a Nar serpeggiò per molto tempo la paura del nemico costantemente alle porte. Nonostante infatti re Leithri avesse fatto crollare gli accessi, per la popolazione i Duergar erano abbastanza infidi da trovare strade alternative. Questo clima di tensione costante favorì l’ascesa al trono di un nano tutt’altro che moderato, che convinse la città che fosse necessario essere pronti in qualsiasi momento, potenziando l’esercito e strutturandolo in modo molto più marziale di quanto non fosse. I deboli non erano degni di far parte del disegno di Lorthlomm, e con i suoi fedelissimi iniziò a dipingerli come superflui e quasi dannosi per la società. In breve, il popolo lo incoronò Terzo re dei Nani, sicuri che questo forte e deciso concittadino avrebbe difeso la città dagli invasori. Tutti coloro che lo accusarono di seguire le orme di Argathon vennero messi rapidamente a tacere da speciali forze di polizia segreta e Lorthlomm ci mise ben poco ad autoproclamarsi Imperatore dei Nani.
Il secolo dell’Impero di Lorthlomm è ancora oggi ricordato a Nar come la pagina più nera della loro storia. L’impero richiedeva enormi quantità di oro per decorare il palazzo dell’Imperatore, l’esercito vedeva sostituire i migliori generali con figure di controllo direttamente inviate dalla polizia segreta, e loschi canali di commercio con i regni esterni vennero aperti, dove i segreti dei nani venivano scambiati per oggetti d’arte, schiave e animali rari. Ogni anno, il grande Albero appassiva sempre di più. E quando anche l’ultima foglia di quel sacro ed antico simbolo cadde, Nuaron, disgustato, intervenì.
Dalle grotte, due enormi lupi col pelo coperto di simboli antichi si precipitarono rabbiosi in città, con i nani stupefatti e intimoriti da questa sacra apparizione. Giunti al palazzo imperiale, fecero a pezzi la guardia personale di Lorthlomm e sbranarono l’imperatore. Mentre lo dilaniavano, il suo sangue macchiava indelebilmente il marmo come il colore su una tela e formava immagini della città a pezzi sotto il potere imperiale, della corruzione fra le strade e della perdita di tutti i valori dei nani. Da quel giorno, il palazzo, compresi i suoi affreschi fatti col sangue di Lorthlomm, è uno dei luoghi più sacri di Nar ed è stato rinominato Tempio Ker’Magadr, “della grande vergogna”.
Il regno senza re
Dopo Lorhtlomm, i lupi diedero a gran voce un ammonimento a Nar: non avrebbero mai più avuto un re fino a quando la città non fosse tornata al suo splendore passato. I nani tutti avrebbero dovuto collaborare come un tempo per ricostruire edifici e società e per ritornare alla purezza di valori che li contraddistingueva. Ma senza guida, senza un re e senza un dio a guardargli le spalle. Sarebbero stati soli finché non avessero di nuovo dimostrato il loro valore.
Per un secolo Nar ebbe il trono vacante. La città si riprese, la società venne di nuovo stabilizzata, e gli attacchi sporadici di Duergar vennero respinti. Anche il grande albero germogliò di nuovo, un giorno, e l’eccitazione che questo evento portò in tutta Nar spinse ancora di più la ricostruzione.
Il regno di Niodr
Fu quando l’Albero fruttificò di nuovo che i nani capirono che ce l’avevano fatta. Nuaron era di nuovo dalla loro parte! In poco tempo, un nuovo re venne eletto: Niodr il Quarto, che durante il Regno senza Re era stato tra i più brillanti architetti e seppe recuperare e riutilizzare tutte le pompose decorazioni e statue che Lorthlomm aveva fatto erigere, e ridare una casa dignitosa ad ogni cittadino di Nar. Ma purtroppo, il suo regno durò ben poco.
Dalle profondità della montagna, oltre ai Duergar, nuovi orrori si erano scavati la strada verso Nar. Creature generate dalla follia vorticante dello Squarcio di Turog, in qualche strana grotta nella gola che l’ospitava, e attirate chissà come dalla vita che animava Nar. Erano simili ad un incrocio abietto tra elfi e goblin, ma curvi e ingobbiti; avevano pelle bianca, pallida per mancanza di luce, e occhi e denti neri come i pozzi più oscuri per non farsi notare nel buio. Avevano fame di carne, bestie ferali e folli, e si riversarono in massa nella capitale, strisciando sulle pareti senza produrre alcun rumore. I Pallidi, così li ricordano i Nani, compirono un massacro prima ancora che l’esercito riuscisse ad imbracciare le armi per scacciarli indietro da dove erano venuti. Il re morì quel giorno. Da allora, questi nuovi nemici infestano gli incubi degli abitanti, e nuove misure di sicurezza vengono testate sugli sporadici attacchi dei Pallidi, per evitare che un grosso branco possa di nuovo invadere la città.
Il regno di Gaahr, la Terza Era
A Niodr successe Gaahr il Quinto, che ancora oggi guida lo sviluppo di Nar. Talvolta, razziatori Duergar attaccano la città, i Pallidi silenziosamente scivolano tra le vie, divorando un incauto nano, visitatori dall’esterno vengono accolti per commerciare o per aggiornare il re della storia che scorre in superficie, gemmologi e fabbri talentuosi chiedono di poter lavorare tra le fornaci e i santuari runici per imparare le superiori tecniche dei nani. E in tutto questo, il lavoro non si ferma mai. Perché Nar non è solo una città, ma è tutto il regno dei nani, e come ogni regno, anche la città non è mai sazia.