anno 1000 – anno 1999

Cronache della Grande Guerra che spaccò in due il Mondo Ancestrale

Vi è un “vuoto” nella storia che riguarda la fine della Prima Era e l’inizio della Seconda. Si dice che fu in quel periodo che gli immortali si ritirarono, abbandonando le terre del Mondo Ancestrale. Una cosa è certa, fu poco prima della loro scomparsa che alcuni di loro si schierarono con il Dio del Caos, prendendo il nome di “Corrotti”.  Molti immortali si opposero alla ritirata, non trovarono giusto il dover abbandonare quelle terre che ormai avevano fatto loro, alla fine di quella lunga e faticosa guerra detta Guerra degli Dei. Persero la motivazione che li spingeva a rispondere alle divinità e si convertirono di fronte alle tentazioni del Dio del Caos. Per rabbia, per rivalsa, per disperazione… non conosciamo quali lati Mognard solleticò per averli dalla sua parte, fatto sta che abilmente ne raccolse i frutti iniziando a trovare validi generali da posizionare a capo delle sue orde in cambio di doni e di potere. Da qui viene il nome di Corrotti: con molti Immortali al suo comando, Mognard ampliò il suo dominio sul Mondo Ancestrale.


Sheila e il Corno del Caos

Il Dio del Caos, grazie alle conquiste fatte, le reliquie trovate e modificate a suo piacimento, riuscì infine ad impossessarsi direttamente del corpo di un giovane di nome Orgrash, un diretto discendente degli Immortali. Il giovane era attratto dall’assenza di regole e limiti, dalla libertà da ogni controllo ed era perciò molto affine all’ideologia del caos. Non è difficile immaginare perché Mognard scelse lui come corpo di cui impossessarsi! Mognard storpiò la mente di quell’immortale facendo di lui il suo prescelto; solo così sarebbe stato completo e avrebbe potuto prendere parte alla guerra delle divinità! Regnare su tutto… incontrastato, senza una logica, senza equilibrio, senza bene, senza male, senza tempo. Un lento procedimento verso l’annullamento totale.

Ebbe così la possibilità di camminare sul Mondo Ancestrale, come fecero le tre Divinità principali prima di Lui.

 

Nel frattempo i discendenti degli immortali popolarono il Mondo Ancestrale, fondando la prima grande città dedicata al culto di Enuitari: ELINOS.

Tra i regnanti, ricordiamo Re Clandor, un saggio uomo. Questo Re aveva una figlia adottiva, Sheila, trovata da bambina in quanto unica superstite di un villaggio distrutto dalle orde del Caos. Più in là, si scopri che questa bambina aveva delle doti magiche.

Orgrash, sotto il controllo di Mognard, venne a conoscenza della storia di Sheila ed ebbe una crudele idea. La forza che si celava nell’anima di quella giovane maga sarebbe stata la fonte di energia del più grande artefatto che Mognard avesse mai creato: il corno del caos. Essa sarebbe stata indispensabile per la riuscita del rituale di apertura della breccia….

Orgrash attaccò Elinos con le sue truppe solo per prelevare la giovane. Gran parte della città venne distrutta durante quel violento assedio e in quell’occasione morì anche Re Clandor, che non riuscì a salvare sua figlia da Orgrash. Egli riuscì nel suo intento di officiare un rituale in cui infondere l’anima di Sheila nel Corno del Caos.
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Shadawar

Mognard impiegò il suo potere divino per forgiare Il Corno del Caos, un potente oggetto in grado di aprire un portale di congiunzione fra il piano dove Mognard dimora e il Mondo Ancestrale. Terminato il Corno del Caos, accadde tutto in fretta: Mognard assorbì totalmente la volontà di Orgrash, che sotto il suo volere suonò il Corno aprendo il portale.

Orgrash raggiunse il luogo dove svolgere il rituale e sotto la guida di Mognard suonò il Corno del Caos. Il suono che uscì da quel dono maledetto, fece tremare la terra, sembrava che il cielo cadesse da un momento all’altro, tutti a distanza di molti chilometri percepirono quel suono… Le porte sul Mondo Ancestrale si aprirono… ed Orgrash entrò privo di ogni tipo di libero arbitrio. Mognard fece oltrepassare il portale da Orgrash che disperso fra spazio e tempo, venne plasmato e forgiato nuovamente dal Dio de Caos

Orgrash divenne una macchina da guerra priva di sentimento. Non provava più nessuna emozione, i suoi poteri divennero immensamente superiori rispetto a quelli di un comune immortale, forse alla pari di un Wizen o Widem… Passarono pochi istanti per i corrotti capitanati da Orgrash che stavano fuori la grotta nella quale si era aperto il portale. Una fitta nebbia nera e violacea iniziò ad uscire dal terreno all’interno di quella grotta e fuori, prima uscirono le gambe da quella folta nebbia, poi le braccia, il busto e in fine la testa. Alla vista di quegli occhi privi di ogni emozione, i corrotti indietreggiarono intimoriti, infine costretti ad inginocchiarsi senza nemmeno che Orgrash lo ordinasse. Era diventato molto più grande, i suoi passi sprofondavano nel terreno, perennemente avvolto da una nebbiolina nera e violacea che fuoriusciva dalle giunture dell’armatura e dall’elmo. A quel punto i corrotti capirono che non era più Orgrash e quando gridò indicando il cielo come per sfidare gli Dei “Io Sono Shadawar !!! “provarono un brivido lungo la schiena.

Mognard creò così Shadawar, che si presume voglia dire “Figlio del Caos”. Spietato quanto ingestibile guerrafondaio e violento, Mognard scelse lui per conquistare il Mondo Ancestrale, unico luogo nell’universo dove  creare un proprio Olimpo, una propria dimensione fatta di desolazione e distruzione. Tornato sul piano del Mondo Ancestrale, Shadawar chiuse il portale e prese con sé il corno del Caos. Da quel momento iniziò la vera conquista del Caos sulla Seconda Era. Si dice che da allora non vi è più notizia del Corno del Caos, alcuni sostengono che sia andato perduto. La verità è che nessuno sa se venne distrutto o nascosto da Shadawar stesso, subito dopo la sua “vittoria” sul Mondo Ancestrale.

Si narra che la formula per utilizzare il potere del corno esista ancora perché venne trascritta da un mago corrotto in un tomo tutt’ora custodito dalle Torri della Magia in un luogo sacrilego che circoscrive la grande Catena Montuosa dell’Eterno Inverno, luogo inaccessibile dal quale nessuno è tornato per riportare maggiori informazioni…
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Shano, Melek e Nemis

Shano e Melek furono due uomini che entrarono a far parte della storia narrata per le loro eroiche gesta. Due amici che insieme riuscirono a cambiare le sorti del mondo. Shano era un uomo dai grandi valori, proveniente dalle terre indipendenti del Mondo Ancestrale, dal popolo libero di Nairu.

I due si trovavano in missione lontani da Elinos quando la città venne attaccata e il Re Clandor assassinato. Al loro ritorno, non crederono ai loro occhi nel vedere la città in fiamme, né alle loro orecchie nel sentire quale disgrazia si era abbattuta sulla capitale. Si riorganizzarono subito, con quante più informazioni possibili e partirono sulle tracce di Orgrash. Non c’era tempo per formare un gruppo perciò partirono soli. Durante il loro viaggio, si unì a loro un’altro guerriero molto amico di Shano, il suo nome era Nemis, un guerriero leggendario delle terre del Nord.

In questo lasso di tempo, le gesta eroiche di Shano, Melek e Nemis, arrivarono in ogni parte dei Regni dediti ad Enuitari. In molti li raggiunsero per unirsi alla loro causa, perfino nelle lande desolate e dimenticate. Affrontarono molti pericoli ed infine riuscirono ad arrivare alla dimora di Shadawar. Fronteggiarono i suoi soldati con successo, ma non trovarono il corno. La prima speranza di liberare l’anima di Sheila svanì.  Non rimaneva che trovare Shadawar in persona.

Del loro viaggio alla ricerca di Shadawar, è stato ritrovato il diario di un soldato di nome Astinus, cronista che seguì l’impresa fin quando fu possibile:

“Terzo mese dell’anno 1451 – Il viaggio è lungo e pericoloso. Si è formata una grande folla di volontari disposti a combattere per Shano e i suoi amici. Un grande esercito si sta radunando e consegue molte vittorie. Le forze del caos sembrano interminabili e molti compagni cadono ad ogni battaglia. Eppure ad ogni caduto corrisponde un nuovo arrivato e le nostre forze sembrano non esaurirsi mai. Abbiamo saputo che Shadawar sta formando truppe ai confini delle paludi di Andira, per attaccare e conquistare i regni del deserto, oltre il Mare di NEBREL. Siamo prossimi all’obbiettivo: Shano punta ad intercettare l’armata di Shadawar per tagliargli la strada prima di arrivare sulla riva. “

“Quinto mese dell’anno 1451 – Ringrazio Enuitari per essere ancora vivo e poter annotare sul mio diario ciò che accadde nella battaglia contro Shadawar. L’attacco è stato rapido e immediato, non avevamo nessun piano, mossi solo dall’istinto, senza tempo per pensare, provare dubbi o paura. Shano gridò l’attacco e tutto l’esercito caricò la prima linea del caos. La battaglia fu molto violenta, Shadawar era nella mischia come tutti gli altri, il corno del Caos appeso al collo. Era visibile come acqua chiara il potere concesso dal Dio del Caos: i colpi  sferrati da Shadawar erano più potenti, egli  riusciva a colpire più uomini contemporaneamente e dalla sua arma uscivano lampi che squarciando il terreno facevano cadere uomini al suo intero. Quanta forza! Ma Shano non rallentava la sua carica, puntava dritto al suo nemico, Shadawar. Sentimmo gridare al Generale Melek di coprirlo, di pulirgli la strada, e prontamente egli distrusse i corrotti che si trovavano davanti a loro. Il Generale Nemis proteggeva le spalle a Melek: mai vidi guerrieri tanto abili e in armonia l’uno con l’altro! Mancavano solo pochi metri di distanza quando Shano si tuffò dal cavallo sul corpo di Shadawar, sbilanciandolo e gettandolo a terra. I due iniziarono a combattere, Shadawar aveva perso il suo spadone e stava combattendo con le lame dei suoi avambracci. Si scambiavano colpi molto potenti ed infine il Generale Shano riuscì a ferire il fianco di Shadawar facendo cedere sulle ginocchia. Shadawar era molto forte ma il Generale Shano era molto abile… forse il Figlio del Caos aveva sopravvalutato il suo avversario. Il Generale Shano riuscì a colpirlo alla testa e a sottrargli il corno dalla collana.

Il Generale Melek da lontano gli gridò di posizionare il corno sopra il petto di Shadawar, stordito, e di  distruggerlo. Così fece.

Si aprì una voragine nel terreno fatta di una fitta nebbia nera e viola, talmente densa da sembrare una pozza di fango. Shadawar venne risucchiato dentro la nebbia e il portale si chiuse. Il Corno rimase per un attimo fra le mani di Shano, poi si dissolse al vento… in quel momento fu chiaro a tutti quanti che non lo aveva distrutto, lo aveva solo fermato. In quel momento Il Generale Shano gridò rabbioso verso il cielo promettendo di trovare il modo di distruggere Shadawar. “

 

Dopo anni di viaggio, i tre eroi tornarono ad Elinos. Trovarono la città molto cambiata al loro rientro: spenta, cupa, così silenziosa… con un Re assente e sua figlia privata della sua anima. Dopo i funerali di Re Clandor e l’ibernazione del corpo di Sheila grazie ad un incantesimo di Melek, la città iniziò a rimettersi in piedi.

Passarono due anni da quella battaglia nei pressi del Mare di Nebrel, ma nella mente di coloro che combatterono contro quelle orde, il ricordo rimase vivido come fosse accaduto il giorno prima.

Shano lavorava sulla ricostruzione della città giorno e notte, promettendosi di restituire l’antica Gloria alla città di Enuitari. In quel periodo gli venne dato il soprannome di Re senza corona, Re della speranza, Re della gente…  Presto la città fu ricostruita, più grande e più bella di prima! Non passò molto tempo prima che Melek proclamò l’annuncio di una decisione da parte di tutti gli abitati di Elinos e dei suoi alleati di eleggere Shano come Re. Il popolo lo amava e credeva in lui, lo avrebbero seguito ovunque sino alla morte se necessario… Nella grande piazza, in cima alla scalinata Melek fece un discorso e Shano onorato da tanta lealtà e rispetto verso i suoi confronti, chinò il capo per dar modo a Melek di mettergli la corona in testa. Shano ora era il Re della Grande Città di Elinos.

Successivamente Re Shano, fece molte cose nel far risorgere Elinos. Divenne più splendente che mai ed acquistò forza e vigore un giorno dopo l’altro. Fu in quelli anni che Elinos venne chiamata da tutti La Grande Città di Elinos, divenne la città principale di tutto il centro Occidentale, il Regno dedito ad Enuitari.
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Grande Guerra del Mondo Ancestrale: la Seconda Battaglia contro Shadawar

Giorni, mesi, anni passarono ma le forze del caos continuavano incessantemente ad attaccare paesi e città nel Mondo Ancestrale, intenti ad invadere i regni e seminare morte e terrore. Il numero dei seguaci del Caos accresceva giorno per giorno diventando sempre più difficile da contrastare per le forze militari dei reami. Elinos si era rimessa in piedi, più forte che mai. Shano fece di Melek il suo Consigliere nonché Primo Gran Maestro di Elinos. Egli fondò la Torre Bianca della Magia, che tutt’ora esiste e ben conosciamo.

Un giorno, un corvo portò un messaggio inaspettato a Re Shano: i Guerrieri dell’Artiglio avvertivano di aver avvistato Shadawar in persona alla guida di una porzione di esercito caotico e che si trovava alle porte del Santuario delle Rocce di LARUAL. Re Shano e il suo ormai più fedele Consigliere Melek mostrarono grande preoccupazione poiché in quei luoghi erano custodite numerose e antiche reliquie di grande valore. Alcune di esse risalivano alla guerra degli Dei e dovevano rimanere al sicuro, in un luogo segreto… Ma questo nascondiglio era stato scoperto e chissà cosa sarebbe successo se oggetti tanto potenti fossero caduti nelle mani di Shadawar. Ma non era detta l’ultima parola… Shano inviò missive a ogni regno riconosciuto nel Mondo Ancestrale, non solo devoti alla Dea Enuitari ma anche a Mavron e ai regni indipendenti, chiedendo loro di unirsi per fronteggiare questa vecchia minaccia e impedire a Shadawar di mettere mano sulle reliquie. I territori alleati diedero immediatamente la loro disponibilità mettendo a disposizione tutte le risorse in loro possesso. Anche molti dei popoli liberi e i dei Regni più organizzati devoti a Nairu risposero numerosi e favorevoli. Ma per quanto riguarda il Regno dei territori devoti a Mavron, nessuno rispose.

La richiesta del Re Shano invitava chiunque a formare una Divina Alleanza, mettendo da parte le ideologie, antichi dissapori, dispute e quant’altro, fino quando il caos non fosse stato distrutto definitivamente. Tutti contro un nemico comune.

Mognard è un Dio nato dall’inaspettato e disarmonico legame fra le tre Divinità principali, non conosce la vera essenza della vita o della morte, per lui c’è solo distruzione e conquista. Ma questo non bastò a unire i seguaci di Mavron, convinti che un burattino di Mognard non sarebbe mai riuscito a distruggere i Regni Oscuri.

Shano riunì comunque un imponente esercito, sebbene mancasse la forza devastante dei seguaci di Mavron e iniziò  i preparativi per quella che nella storia prese poi  il nome di “ Grande Guerra del Mondo Ancestrale” la guerra che spaccò in due il Mondo Ancestrale.

Prima di muovere le truppe, il Re Shano fece un discorso pubblico in cui ringraziava l’esercito Sacro e tutti i regnanti alleati tessendone le lodi per il coraggio mostrato e la fiducia concessa nel voler cambiare le sorti del Mondo Ancestrale. Diede disposizioni su come amministrare il popolo durante la loro assenza, organizzò tutto in modo impeccabile: amato e ben voluto, un Re perfetto. In un testo scritto da un cronista dell’epoca che contiene le parole pronunciate dal Re, troviamo un passo singolare circa un curioso avvenimento:

“Verso la fine del grande discorso, una voce si levò in alto sopra la folla, una voce femminile. Una figura goffa nella camminata e un poco ricurva sul bastone iniziò a salire i gradini della scalinata fra lo stupore generale fermandosi a metà strada tra il Re e la folla. Prese la parola:

Gli disse: “Mio signore, siete un buon Re. Coraggioso e forte. Avete affrontato nemici e battaglie memorabili, senz’altro impossibili per la maggior parte degli eroi del nostro Mondo. Nella vostra anima si cela molto di più…. qualcosa che gli occhi non possono vedere. Non posso rivelarvi il mio nome, ma posso donarvi questo oggetto come compagno prezioso nella dura battaglia che dovrete affrontare.” La donna porse al Re un vecchio bastone apparentemente privo di valore. Proseguì dicendo: “Ricordatevi… la speranza batte all’unisono con il vostro cuore Shano! Vi sono vicina, sempre, credo in voi. VI ho visto sedere, in un breve futuro, su un trono più in alto guadagnato durante la vostra vita. “lasciando il bastone nelle mani del Re, fece qualche passo indietro:

“Usatela con coraggio mio Re, il vostro cuore batte all’unisono con la speranza, non temete il suo potere, liberatelo!” Con queste parole quella strana donna ritornò sui suoi passi e scese dalla scalinata perdendosi fra la folla.

Avrei giurato che Melek, al fianco al Re Shano, ascoltando le sue parole avesse provato un brivido lungo la schiena… sgranò gli occhi: che sapesse chi fosse veramente quella donna?

Da quel giorno, il Re Shano portava sempre con sé il bastone. Si diceva che percepisse la sua magia tra le mani e riempirgli il corpo. Ogni notte, prima di addormentarsi Shano guardava quell’oggetto, finché una sera prima della partenza sentì il bisogno di pregare la Dea Enuitari. Pregò per tutte le vite spezzate dalla ferocia del Caos, pregò per i regni futuri e pregò per loro stessi che da lì a pochi giorni sarebbero partiti per la Grande Guerra del Mondo Ancestrale. Quando aprì gli occhi, Shano non vide più un bastone davanti a sé, ma una possente spada con una forgia mai vista prima. Di colore oro e blu, con delle rune mai viste prima, l’acciaio della lama sembrava diverso da qualsiasi altra arma avesse mai visto prima, brillava… sembrava emanare luce. Shano stesso sentiva una forza crescere dentro di sé: più forte era l’energia provata, più luminosa diventava la spada.

Chi era quella donna? Che dono gli aveva fatto? In un istante nella mente di Shano un ricordo riaffiorò, come fosse riemersa dal profondo oceano dei suoi ricordi.

“La leggendaria Spada delle Anime !!! “

 

Molteplici testi narrano della Grande Guerra del Mondo Ancestrale, il secondo e ultimo incontro tra Shano e Shadawar. Ma tutta la grandezza delle gesta compiute da ogni soldato, mago o arciere abbia partecipato agli scontri è riassumibile tramite la conclusione che l’ultima battaglia conobbe.

Si narra che alla fine della grande e ultima battaglia, Melek fronteggiato da più di trenta negromanti del Caos riuscì ad aprire un varco a favore di Shano per caricare Shadawar e dare inizio allo scontro. Un’altra volta faccia a faccia, l’uno contro l’altro, una promessa portata avanti dal tempo…

Ma occorre spendere qualche riga aggiuntiva per narrarvi le gesta di Melek, un mago tanto potente da spaventare gli Dei. Sì, perché in quell’occasione egli diede prova dell’immenso potere che aveva appreso durante quegli anni, un sapere tanto grande e privo di limitazioni. IN tutti i testi di storia antica, si racconta che la magia di Melek divenne così potente, da far rabbrividire persino le Divinità. Com’ era stato possibile che un singolo mortale potesse sprigionare una tale energia?  Il Mondo Ancestrale aveva davvero così tanto potere da poter canalizzare questa forza nel corpo di un mortale?

Melek formulò degli incantesimi, creati dal suo immenso sapere, talmente potenti da cambiare i colori del cielo sulle loro teste. Sembrava muoversi all’ unisono con la sua magia e l’intero Mondo Ancestrale. Esplosioni di luce si facevano largo prepotentemente fra l’oscurità dei negromanti del Caos. Le loro creature… i loro abomini … indietreggiavano davanti alla magia di Melek.

Inarrestabile, devastante, letale. Purtroppo però, il suo corpo da mortale non riuscì a contenere tutto quel potere: la sua mente aveva di gran lunga superato i limiti che il proprio corpo poteva sostenere.  Melek fu distrutto dalla sua stessa magia; alla fine una grande esplosione si diffuse da lui, radendo al suolo tutto quello che lo fronteggiava. Di lui rimasero polveri luminose e abbagli di luce, che salendo verso il cielo divennero come stelle… Ancora oggi, fra storia e leggenda, si pensa che Melek vivi ancora fra quelle stelle che successivamente alla guerra, presero nel tempo il suo nome: la costellazione di Melek.

Soltanto quando la luce della luna lascia spazio alle stelle, si può vedere la costellazione del mago Re Shano, dopo l’esplosione di Melek, rimase da solo davanti al suo nemico…

Il suo esercito era stato sconfitto e Melek non c’era più.

 

Rimasto da solo di fronte a Shadawar, Re Shano strinse con forza l’impugnatura della Spada delle Anime e pregò Enuitari affinché gli donasse la forza per porre fine a questa guerra. In quell’istante Shano sentì una voce nella sua testa e fu avvolto da una grande forza che lo fece sentire protetto, come tra le braccia di una Madre: “ Usatela con coraggio Re Shano, il vostro cuore batte all’unisono con la speranza, non temete il suo potere, liberatelo!”

Con coraggio montò a cavallo e corse deciso verso il suo destino. Era diventato tutto così chiaro… Il combattimento più epico della storia del Mondo Ancestrale stava per iniziare, Re Shano e il Signore del Caos Shadawar.

Shano stringeva stretta la sua spada mentre falciava via teste nemiche su teste nemiche rimaste tra lui e Shadawar. Seminava arti e membra demoniaci per centinaia di metri su quel campo di battaglia ormai logoro di sangue e morte. Aveva preso consapevolezza di quale fosse il suo ruolo, di quale fosse il suo destino e non aveva più limiti. Shadawar rideva gutturalmente mentre la distanza tra lui e Shano si raccorciava… i suoi passi sprofondavano nella terra, le sue grandi orme rilasciavano del fumo violaceo. Caricando la sua Spada della Distruzione, donatagli dal Dio Mognard, si scagliò contro il Re guerriero con violenza. Shano, pronto all’impatto con Shadawar , evocò con rabbia e decisione i suoi poteri. E il combattimento iniziò …

 

“Le Onde d’urto scaturite dai loro colpi, buttavano a terra qualunque cosa, i pochi alberi rimasti, rocce… franavano le montagne circostanti. I corpi dei soldati e demoni caduti venivano spazzati via come fossero foglie in balia del vento. I Due combatterono per interminabili ore. Più si ferivano, più rabbiosi diventavano, sembravano diventare sempre più forti e nessuno dei due retrocedeva. Perdere significava la fine di tutto quello che rappresentavano, lo sapevano bene… Il terreno era intriso del loro sangue, versato tramite una ferocia e violenza nei colpi sovraumana. Sembravano non sentire né dolore ne fatica.  Shano portava vendetta ad ogni colpo inferto per tutti i suoi soldati caduti in battaglia e Shadawar subì molte ferite: egli sembrava in difficoltà, forse aveva sottovalutato il suo nemico, forse non si aspettava questa evoluzione da parte di Shano.

Ma nonostante questo, l’imponenza del Signore del Caos, iniziò man mano ad avere la meglio su Re Shano. Affaticato, quest’ultima iniziò a dare segni di stanchezza e alla prima vista di cedimento, Shadawar, iniziò ad incalzarlo sempre di più con colpi potenti. Magia e metallo erano fusi insieme nelle loro armi e non era più possibile distinguere l’impatto duro delle armi con le esplosioni di energia scaturita dai loro colpi. E poi arrivò il colpo decisivo….una brutta ferita fece retrocedere Re Shano, costretto a cadere su un ginocchio. Non un’espressione di dolore sul suo volto, non un lamento: se non fosse stato per i limiti meccanici del proprio corpo non sarebbe mai caduto al cospetto di Shadawar. Sul suo volto sporco di terra e sudore, lo sguardo colmo di rabbia mai si distolse dal suo avversario. Occhi iniettati di sangue non battevano ciglio, la mascella chiusa in una morsa di profonda delusione digrignava i denti, Shadawar era deciso a portare a termine il combattimento perciò caricò la sua terrificante arma per sferrare il colpo decisivo. In quel momento, sentimmo il sordo rumore di una grande esplosione: Shadawar venne scaraventato una decina di metri indietro prima di riuscire a colpire Shano. I nostri occhi stanchi videro poco distante una figura con le mani alzate verso il cielo che invocava una magia da noi sconosciuta, potente quanto rara. Fu allora che la vedemmo. Una gigantesca fenice, dietro quella figura misteriosa, si estese fino in cielo aprendo un varco fra le nuvole e facendo passare un raggio di luce. Re Shano fu avvolto da quella luce, sollevandosi lentamente dal suolo come sostenuto da corpi invisibili. Gli occhi di Shano, si girarono verso il proprio palmo quando aprendosi lasciò cadere la Spada delle Anime. Essa si conficcò nel terreno ed egli, completamente avvolto dalla luce, svanì nel cielo fra le ali della fenice.
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La Guerra che spaccò il Mondo Ancestrale

Molte furono le razze coinvolte nella Grande Guerra, molto fu il sangue versato. Il coraggio di Re Shano, del suo Consigliere fedele Melek, nonché grande Arcimago di Elinos, e di tutto l’Esercito Sacro verrà ricordato per sempre.

Shadawar, nella potente spinta che lo scaraventò indietro, lontano da Shano, perse l’elmo. Colpito duramente nell’orgoglio, si alzo animato da una rabbia mai sentita prima: quale oltraggio alla sua imponenza! Chi aveva osato scaraventarlo a terra in quel modo? Appena si rimise in piedi impugnando la sua arma, la risposta non si fece attendere: un uomo anziano, dalla pelle scura, i lineamenti profondi segnati dall’età e con grossi baffi si ergeva in piedi poco distante da lui. Egli prese la parola rivolgendosi minaccioso verso il Signore del Caos: “avete deciso di giocare sporco. Così sia, dunque giocherò anche io secondo le mie regole“  Shadawar rimase spiazzato dalla tanta sicurezza e solennità trasmessa da quel vecchio… chi era? Come poteva aver fatto ad arrivare sin lì, là dove giovani guerrieri ben più in forma erano caduti? Tali risposte si trovano nelle cronache riportate da uno dei superstiti, Astinus:

 

“Fu allora, che vedemmo Lui… Arrivò dal cielo come una meteora pronta a distruggere ogni cosa al suo impatto e toccando il suolo provocò una scossa che ci fece cadere a terra. Imponente, quell’essere sceso dal cielo atterrò proprio davanti a Shadawar che dovette reggersi alla sua arma conficcandola con forza nel terreno per non perdere nuovamente l’equilibrio. Solo quando il boato cessò e la polvere si dissipò, Shadawar prese la parola dicendo con voce colma di odio:

“Chi sei tu? “L’essere misterioso rispose :

“Sono il guardiano del Mondo Ancestrale, colui che  gli uomini battezzarono con il nome di Turog. Cessa oggi questo scempio o sarà la tua fine “

 

Fu la prima volta che Nairu mostrò il suo Guardiano. Shadawar non esitò un istante e si avventò su di lui nell’intento di staccargli la testa con un solo colpo letale. Ma Turog con un movimento minimo gli bloccò il braccio con una mano, gli poggiò il palmo sul volto e con una spinta lo piantò con potenza a terra. Lentamente, Turog impugnò la sua arma per sferrare un colpo finale e porre fine alla minaccia del Signore del Caos. Ma come accadde per Re Shano, anche Shadawar venne salvato prima che il colpo andasse a segno: allora Nairu parlò a Turog: “Placa la tua ira Guardiano e ritira la tua mano. Non c’è bisogno di tanto per raggiungere l’equilibrio: Shano non è  morto, si è guadagnato un posto nel Piano Celeste. La battaglia non è ancora finita e non saremo noi a favorirne l’esito. Usa la saggezza Guardiano, non è ancora giunto il tempo.”

Turog ascoltò in silenzio le parole di Nairu e girandosi verso Shadawar, scagliò il suo colpo al suolo con tutta la forza che aveva. Quel colpo inferto alla terra non fu soltanto un gesto di rabbia o delusione, ma la scarica di energia di un Guardiano.  Dall’arma conficcata nel terreno, partì un raggio di magia che spaccò in due la terra creando una voragine che si propagò a perdita d’occhio su tutto il Mondo Ancestrale. Questa immensa spaccatura prese il nome di Squarcio di Turog.

 

“ Questo è quello che lascio alle popolazioni future, una cicatrice su questa terra  che ricordi a tutti quanta incoscienza e quanta ignoranza ci sia nel rincorrere l’illusione di poter conquistare e controllare ogni cosa. “
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Rokoa

Già dal primo respiro del mondo, Nairu era lì.

Vide la nascita di ogni cosa, le prime forme viventi che toccavano il suolo, i primi fiori nascere, i primi esseri evolversi…

Con il passare dei secoli, vide come il bene e il male si crearono, come l’uno potesse sovrastare l’altro, conobbe il potere, la forza e la crudeltà. Ogni essere che muoveva i propri passi lungo il percorso del tempo e della vita, non aveva niente, se non la voglia e il bisogno di sovrastare l’altro.

Così Nairu capì che il mondo, un posto così ricco e pieno di bellezza, era destinato ad una distruzione certa. Molte volte si fermò, chiudendo gli occhi, per dare un attimo di tregua a ciò che stava guardando. Molto spesso lo stesso pensiero gli riempiva la mente:

” Perchè più cerco di donare e più pretendono di essere lasciati “in pace”? Eppure ogni volta che posso, regalo a questi esseri momenti di VERA pace.”

 

Ma egli sentiva che qualcosa mancava, aveva capito ed iniziato a conoscere il valore dei sentimenti. Mutazioni del proprio essere, che potevano cambiare ogni volta e in ogni tempo la sorte di un fato già scritto.

Nel tempo che passava inesorabile davanti ai suoi occhi, vedeva nascere, vivere, combattere, morire, ogni sorta di essere vivente. Cosa mancava, di cosa aveva bisogno questo mondo?

Ed ecco che Nairu vide la prima forma vivente provare un sentimento ancora mai visto.

Vide nascere l’uomo, una creatura così debole e introversa, un involucro da riempire, un essere così imperfetto da suscitare la curiosità dei miei fratelli.

Ecco che vide due esemplari di sesso apposto avvicinarsi, non capiva da dove nascesse quel tremolio, quella voglia di prendersi ma la paura di farlo. Cos’era quel sentimento? Perchè si comportavano in quel modo? Allora guardò attraverso i loro occhi e capì che la loro anima aveva qualcosa di speciale, rappresentava qualcosa su cui valeva veramente la pena scommettere, si trattava di un sentimento che la Dea Enuitari nascondeva e preservava gelosamente.

L’amore.

Fu così che Nairu decise di creare un essere capace di provare amore, un essere che sarebbe invecchiato con loro, che gli avrebbe guidati ma anche sottoposti a molte prove.

Creò Rokoa.

 

Rokoa era a tutti gli effetti un uomo, al quale fu donata grande longevità, destinato a viaggiare nel mondo e scoprire e studiare questo nuovo modo di vivere.

Rokoa cominciò a viaggiare, solcando ogni centimetro del mondo per conoscere quanto più potesse apprendere, di quella favolosa terra. Fu incuriosito da molte cose, e conobbe altrettante sfaccettature che il mondo poteva offrire. Fino a quando, decise di intraprendere quel viaggio per cui era stato creato: conoscere l’uomo e le sue caratteristiche più intime.

Trovò un mondo per svolgere questo compito totalmente diverso rispetto a come Nairu lo aveva immaginato. Rokoa si accorse che quell’amore di cui il Dio gli aveva tanto parlato era motivo di guerre, e della furia degli uomini!

Dall’amore nasceranno altrettanti sentimenti devastanti. A causa dell’amore il mondo conobbe la gelosia, la bramosia, la lussuria, e tutti quegli avidi sentimenti di cui non erano mai sazi nonostante le migliori condizioni in cui l’uomo sarebbe potuto essere. Rokoa conobbe Re pieni di sé, che portarono il proprio popolo alla distruzione, vide un mondo dove l’uomo ormai era diventato un involucro di male.

Molte volte guardò il cielo chiedendo spiegazioni al suo creatore ma ogni volta, Nairu gli dava una nuova strada da percorrere. Rokoa la intraprese sempre, fin quando ai piedi di una maestosa città chiamata Elinos, conobbe un giovane ragazzo, che si dilettava ai piedi di un albero ad esplorare il fantastico mondo della magia.

Si Scambiarono qualche parola e Rokoa gli diede anche qualche consiglio.

Allora Il ragazzo lo invitò ad entrare in città: voleva fargli conoscere le usanze del suo popolo e il loro modo di vivere.

Rokoa accettò e quando mise i suoi primi passi dentro la città, respirò all’istante un aria pulita, il profumo dei fiori e la leggerezza dei cuori della gente liberi da paure e odio.

Al ragazzo chiese chi governasse quella città ed egli gli rispose che il nome del Re era Shano”

Rokoa salutò il ragazzo, ringraziandolo per l’ospitalità e gli disse inoltre: ” ragazzo mio, impegnati su quello che fai, perché prima o poi sarai indispensabile per il tuo re”

Il ragazzo perplesso rispose: ” come puoi dire questo, se nemmeno sai il mio nome?”.

Cadde il silenzio e a quel punto sentì una voce nella sua testa, che rispose ” Ti sbagli.  so come ti chiami Golan mor”.

Rokoa cosi si allontanò dalla città, consapevole che prima o poi ci sarebbe tornato e che sarebbe servito aiuto a quel re che aveva conosciuto così pieno di capacità di amare, ignaro del suo destino.

Rokoa così si rimise in viaggio, con una visone fissa nella testa. Egli sotto le ali di una grande fenice.
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